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L’IMPORTANZA DEL RIPOSO INVERNALE PER L’OLIVO

Per certi versi simile al letargo di alcuni animali, il risposo vegetativo della pianta di olivo, è un periodo delicato ed importante. Solitamente va da dicembre a gennaio e durante questo riposo invernale inizia il processo di induzione floreale. Seguendo le indicazioni dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio sulla biologia fiorale, il processo di induzione floreale è quello che porta alla formazione delle gemme a fiore. Per questa ragione è così importante e delicato. Ripercorriamo un attimo le fasi di questa biologia fiorale che, per l’olivo, si riferisce ad una serie di fasi di sviluppo dovute a processi biologici e morfologici, su cui incidono i fattori ambientali. Solitamente viene suddivisa nelle seguenti fasi: formazione delle gemme a fiore (induzione); differenziazione; formazione della mignola e del fiore; impollinazione e fecondazione; allegagione. Ci ritroviamo a gennaio, nel pieno del riposo vegetativo della pianta che come abbiamo visto è un periodo delicato, ma quali sono i nemici dichiarati in questa fase per l’olivo? Lo abbiamo chiesto a Romolo Gentili, frantoiano di quinta generazione che ha passato tanti inverni qui a Farnese (VT) e ha vissuto la tremenda gelata del 1985. “Le insidie durante il riposo vegetativo della pianta dell’olivo, sono perlopiù legate al clima e alle rigide temperature. Freddo e gelo sono i nemici principali in questa fase che possono portare fino alla morte della pianta, come successe proprio nel 1985, quando le rigidissime temperature e le cospicue nevicate, fecero strage di ulivi anche qui nell’alto Lazio.”

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Olivo in sofferenza

Un dato che non dovrebbe stupire, il freddo come nemico più temibile  per l’olivo in inverno, considerando che la pianta da sempre cresce e si è sviluppata principalmente nelle regioni temperate e in prossimità del mare. Non a caso la prima regione d’Italia che coltiva oliveti è proprio la Puglia, seguita da Calabria e Sicilia, ma la straordinaria morfologia del “Bel Paese” vede prosperare facilmente diverse cultivar di oliva non solo in collina, ma addirittura anche in montagna. Nella vicina Toscana infatti, senza cercare troppo lontano e più precisamente a Seggiano (GR) sul Monte Amiata, si trova infatti una cultivar autoctona “Olivastra Seggianese” che cresce fino ai 700 mt. Alla luce di tutto ciò, è bene ricordare che esistono cultivar che sopportano meglio il freddo rispetto ad altre, ma in linea generale i danni alla pianta di olivo si iniziano a verificare quando le temperature scendono sotto i -7° C e per diversi giorni. Con una esposizione prolungata (10-15 gg.) a temperature sotto i -10° C la pianta può registrare danni gravissimi, fino alla morte dell’apparato aereo, con la sopravvivenza della sola ceppaia.

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Ceppaia in vita

Il risposo vegetativo è anche considerato il periodo migliore per iniziare le potature. I motivi di questa scelta sono diversi: la pianta soffre meno in questo momento, per il minor quantitativo di liquido in circolo, la mancanza di insetti in circolazione durante l’inverno che evita possibili infezioni (batteri e funghi), inoltre le ferite post potatura si cicatrizzano meglio durante la ripresa primaverile. E’ comunque opportuno avviare le operazioni di potatura durante la fase finale del riposo vegetativo, che solitamente avviene verso metà febbraio e comunque regola vuole che la potatura inizi prima che la pianta si risvegli. Anche Romolo Gentili segue queste indicazioni generali e parte verso fine febbraio con la potatura nel proprio oliveto di Farnese. Non nasconde però le preoccupazioni per le bizzarrie del clima che, negli ultimi anni, ci ha riservato sorprese inaspettate nei mesi di marzo ed aprile, con freddo e gelate che se si prolungano per troppo tempo su olivi potati da poco, possono portare a serie conseguenze sia per la pianta che per il futuro raccolto.

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